Benzina e gasolio, via al tracciamento contro le frodi fiscali

È partito il Das telematico, il sistema di tracciamento contro le frodi fiscali proliferate negli ultimi anni nella vendita di benzina e gasolio. Per ora il nuovo sistema (noto anche come e-Das) è stato attivato solo dalla Lukoil, ma la mossa dovrebbe servire a sbloccare lo stallo che aveva portato a una proroga di 60 giorni rispetto alla scadenza originaria, fissata per il 1° ottobre scorso. La data per far entrare a regime il sistema per tutti gli operatori dovrebbe quindi essere il 1° dicembre, anche se non mancano le incognite.
La mossa
L’avvio da parte di Lukoil è importante perché la compagnia russa, che dal 2008 ha rilevato la raffineria Isab di Priolo Gargallo (Siracusa), costituisce il più grande deposito fiscale di prodotti petroliferi in Italia (oltre 2,8 miliardi di accise e 1,1 di Iva pagati in Italia da quando la compagnia opera sul territorio nazionale). E l’e-Das di Lukoil è partito senza inconvenienti il 20 ottobre, con due giorni di anticipo rispetto alla data prefissata e una visita di controllo dell’agenzia delle Dogane il 21 ottobre. Ciò vuol dire che anche l’Agenzia è in grado di interagire con i documenti telematici emessi e quindi di attivare la serie di controlli antifrode a tutti i livelli della filiera che l’e-Das permette.A questo punto, è dimostrato che il sistema può funzionare e quindi anche tutti gli altri operatori dovrebbero mettersi in condizione tale da attivarlo entro la nuova scadenza, senza ulteriori proroghe.
Il calendario e le difficoltà
Il Das telematico, la cui sperimentazione era partita il 20 maggio 2019, sostituisce il Das tradizionale, cioè il documento cartaceo che accompagna nel trasporto le merci per le quali l’accisa è già stata pagata. La novità, che riguarda i soli carburanti, è stata introdotta ufficialmente dal decreto fiscale dello scorso anno (Dl 124/2019) a partire dal 1° gennaio 2020. Ma le sue caratteristiche tecniche sono state fissate solo nel maggio scorso e l’avvio del sistema era stato stabilito per il 1° ottobre scorso. In tutti questi mesi c’erano state varie difficoltà applicative, soprattutto nelle comunicazioni con i trasportatori.
Le frodi petrolifere
La stretta contenuta nel decreto fiscale era attesa per contrastare la crescente illegalità nel settore dei carburanti: frodi carosello Iva spesso accompagnate dall’importazione di contrabbando di prodotti, soprattutto da Paesi dell’Est (soprattutto Polonia, Slovenia e Croazia). Nella relazione al decreto fiscale, il buco per le casse dello Stato era stimato in 6 miliardi di euro.Solo a cavallo della metà di ottobre, la Guardia di finanza ha portato a termine tre operazioni, a Bari, Verona e Gela (Caltanissetta). In quest’ultimo caso, si è scoperto anche gasolio miscelato con acqua ragia, quindi potenzialmente dannoso per i motori.Nel 2018 in alcune regioni del Sud c’era stata una “moria” di motori a gasolio, soprattutto di alcune marche. Dopo varie indagini, si scoprì che anche in questi casi c’erano state adulterazioni.

Fonte Ilsole24ore.com articolo di Maurizio Caprino

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