Voglio un’automobile perfetta: con il car detaling, la carrozzeria è a prova di microscopio

È un antidoto a swirl, rids e ologrammi. I graffi e i danni estetici si cancellano, uno a uno, con prodotti hi-tech e una meticolosità maniacale.

Bella e lucente come nuova? No! Di più, molto di più. È questo il senso, intrinsecamente maniacale, lo ammetto, del detailing: l’arte di curare, anzi trattare, ogni superficie della propria automobile in un modo che definire meticoloso è un eufemismo. Per riportare una vettura d’epoca agli antichi splendori o per rendere più bella una macchina nuova. È un’attività magnificamente effimera e in palese contraddizione con l’utilizzo quotidiano dell’auto, soggetta inevitabilmente a sporco, fango, polvere e alle angherie del maltempo e dei lavaggi effettuati sotto orrendi rulli fabbrica-graffi o da personale poco attento. O persino da una non curata preparazione della vettura al momento della consegna in concessionario. Così, magari al momento dell’asciugatura, si palesano tre dei miei peggiori incubi estetico-automobilistici: swirl, rids e ologrammi. Tre tipologie di graffi che spaziano da segni ampi, ma poco profondi, alle incisioni più marcate dei Random isolate deep scratches (Rids, appunto) fino ai cluster di micrograffi che creano delle specie d’immagini fantasma sui pannelli della carrozzeria. Poi c’è la madre di tutti i miei incubi: il brecciolino, le micropietre sparate via dalle ruote degli altri veicoli che scalfiscono la vernice con piccoli crateri.

Sarà un problema di poco conto per i più, ma tutto dipende dal valore che date alla vostra auto. Quanto a me, che sia perfezionismo ossessivo o patologia da addetto ai lavori (che abbia sviluppato una malattia professionale?) non posso tollerare la minima irregolarità. Il brecciolino, in particolare, non può essere curato con il detailing, occorre un carrozziere o, meglio ancora, un artigiano specialista di carrozzeria rapida che, spesso, utilizza tecniche pittoriche sofisticate che comprendono anche l’impiego di aerografi. Un lavoro di cesello e di pazienza infinita. Ma il detaling è una specie di super lavaggio dell’auto? Niente affatto. C’è la stessa differenza che passa tra una spa deluxe a Dubai e la doccia nel bagno di casa, anzi tra un trucco veloce con un mascara dozzinale e una sessione effettuata da un make-up artist professionista che lavora con prodotti haute gamme.

In primo luogo, il detailing, che solo negli Stati Uniti genera un business, soprattutto a livello professionale, da 10 miliardi di dollari, è un’attività che si concentra sull’eliminazione dei contaminati (esterni, ma anche interni), l’applicazione di prodotti speciali per lucidare e di veri e propri cosmetici. Ritorna, dunque, il parallelo tra detailing e mondo beauty. Qui l’epidermide è costituita dai sottili strati di pigmenti colorati e trasparenti che ricoprono le lamiere e anche dalle pelli e dai polimeri degli interni. Nel detailing si utilizzano strumenti specifici e sofisticati con tamponi e spugne in microfibra che ricordano quelli del mondo del make-up. Anzi, famosi detailer www.ferrariautorestore.online ricorrono in certi casi a prodotti da trucco, come make-up brush, cotton pad e beauty blender. Lo si può vedere su Instagram, principale canale di comunicazione dei più famosi detailer italiani e internazionali (americani soprattutto) che vantano migliaia di follower. Servono strumenti di precisione perché si lavora su dettagli apparentemente microscopici e insignificanti.

Ma a che serve un’auto lucida, se poi la cornice dei fari è opaca? Probabilmente quella del detailer è una vocazione. Credo di aver sviluppato questa vocazione alla cura di precisione molti anni fa, ma la consapevolezza è arrivata frequentando i saloni dell’auto (quando ancora esistevano nell’era pre-Covid). Sotto i riflettori degli stand le macchine erano sempre superlucide, con una finitura profonda e densa che non si vedeva neppure nei concessionari. Pur con le luci radenti, nessuno swirl e niente micrograffi. E tanto meno orrendi ologrammi. Motivo: le case si avvalgono di detailer professionisti per esporre l’auto al meglio delle possibilità, più scintillante che non appena uscita dalla linea di assemblaggio. Anzi, è presentata come una creatura meccanica ben isolata dallo sporco mondo della strada.

A quel punto l’idea fissa è diventata replicare il risultato sulla mia auto. Non serve avere un modello costoso: non ho una sportiva tedesca o italiana, ma una spider giapponese (ha un soprannome noto solo ai miei follower), ma forse lo farei anche con un’utilitaria. Col tempo ho imparato, da autodidatta, che l’obiettivo del detailing non è ripristinare lo splendore della vettura, ma proteggerla. Qui entrano in campo sofisticate tecnologie cosmetiche. Qualche anno fa si utilizzavano saponette di argilla per rimuovere le impurità prima di lucidare, ora ci sono spray (anche molto costosi, ma in questo caso, come nel beauty più efficace, il prezzo non è una variabile rilevante) che funzionano bene e permettono di riportare a nuovo le superfici. In campo sono scese anche le nanotecnologie: detailer professionisti applicano, dopo una lucidatura correttiva molto meticolosa (non è quella grezza del carrozziere sotto casa), speciali film sigillanti nanotecnologici che creano una barriera lucente tra vernice e agenti esterni. Ci sono anche trattamenti ceramici che creano una pellicola resistente a graffi e abrasioni. Il risultano è un’auto protetta che resta perfetta anche dopo mesi, se non anni.

Alta scuola di maniacalità dunque? No, non solo. Il detailing è in primo luogo un modo, forse démodé, di concepire l’automobile, non come mezzo di trasporto, ma come oggetto appagante al pari di un Audemars Piguet Royal Oak da mettersi al polso o di una Kelly di Hermès, giusto per fare due esempi. Nessuno dei due esprime una funzione intrinsecamente utile, l’orologio e la borsa sono belli da vedere e, se possibile, da possedere. Non va poi trascurato un dettaglio: il detailing, con annessa lucidatura correttiva e trattamenti di nanotech, è un’operazione che può costare, se effettuata da un professionista, anche qualche migliaia di euro, ma se in garage dorme una Porsche, una Ferrari, una Lamborghini può essere un ottimo affare. Se, poi, la vettura è d’epoca, allora il detailing diventa una questione di scelta “culturale”, fra dedizione e fedeltà: si vuole preservare un pezzo di storia di grande valore economico, senza introdurre elementi distopici come le nanotecnologie e i trattamenti ceramici che altererebbero l’originalità dell’auto.

Fonte ilsole24ore.com – Articolo di Mario Cianflone

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