I furbetti del Cashback non danneggiano solo i benzinai, ma anche chi ha un’auto aziendale e la usa per lavoro.
I distributori automatici di benzina, come è emerso chiaramente negli ultimi giorni, sono uno dei terreni di caccia preferiti di quelli che ormai sono stati ribattezzati i “furbetti del cashback“. Clamoroso il caso dell’automobilista di Cuneo che ha fatto 62 transazioni in 55 minuti per mettere 6 euro e mezzo di carburante nel serbatoio.
Il motivo del gesto è chiaro: fare più transazioni per scalare la classifica semestrale del Super Cashback. Un fatto che non sorprende, se consideriamo che il primo in classifica ha già superato le 1.000 transazioni in meno di 40 giorni. Il caso dei distributori di benzina, però, rischia di danneggiare anche chi non partecipa al programma Cashback e, in particolare, due categorie di lavoratori: i benzinai stessi e chi ha un’auto aziendale. La prima categoria è già sul piede di guerra e ha messo in mezzo i sindacati, la seconda scalpita in silenzio limitandosi a criticare i furbetti nei tanti gruppi Facebook dedicati al Cashback raccontando le proprie disavventure.
I benzinai contro i furbetti del Cashback
Il problema per i benzinai è duplice: innanzitutto hanno dei costi fissi per ogni transazione eseguita con carta, sia quando il cliente fa rifornimento al distributore sia in caso di “servito“.
Poi, come è noto, il prezzo del self service è sempre inferiore e su ogni litro il benzinaio guadagna un po’ meno. E siccome i furbetti logicamente scelgono l’automatico, in orari di chiusura della stazione di rifornimento, i benzinai ci perdono due volte. E’ già arrivata la prima dichiarazione di uno dei sindacati dei benzinai, la Fegica Cisl: il suo segretario nazionale Alessandro Zavalloni ha infatti reso noto che la sua categoria ha chiesto al Ministero dell’Economia (già il 20 gennaio) di rivedere le regole del Cashback in senso più restrittivo.
Se il Governo dovesse intervenire per correggere questa stortura, quindi, a farne le spese potrebbero essere coloro che fanno molti chilometri in auto per lavoro, consumando molto carburante.
Il Cashback e l’auto aziendale
Come è noto chi ha un’auto aziendale se paga la benzina con carta della ditta non ha diritto al Cashback. Ma non è tanto questo il problema, perché molto spesso le aziende permettono ai dipendenti di pagare il pieno con la propria carta e poi presentare lo scontrino o ricevuta per avere il rimborso della cifra.
Ma qui nasce il problema, molto pratico e ai limiti del grottesco: i furbetti del Cashback, a furia di fare transazioni a raffica quando le stazioni di servizio sono chiuse, divorano i rotoli di carta termica dei distributori di benzina.
In questo modo molti onesti lavoratori, dopo aver fatto benzina all’auto aziendale, si trovano senza scontrino da mostrare all’azienda. Una situazione decisamente spiacevole, che li costringe a compilare una autocertificazione che non sempre l’azienda accetta.
Fonte tecnologia.libero.it