“Il rafforzamento e l’ammodernamento delle reti infrastrutturali e del settore della logistica, l’investimento in infrastrutture sociali e nelle diverse aree del sistema dei trasporti devono accompagnare e accelerare le trasformazioni in atto nel mondo delle imprese e dei consumatori nella direzione della sostenibilità.”
Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile: è questo il nuovo nome assegnato al Ministero prima incaricato della gestione di reti infrastrutturali, politica urbana, edilizia abitativa, attività relative a trasporti e viabilità.
L’obiettivo del nuovo ministero è promuovere una forte ripresa economica del Paese che sia sostenibile anche sul piano sociale e ambientale; investire per produrre un effetto sulla competitività del sistema economico e creare uno stimolo occupazionale.
Mobilità e infrastrutture: accelerare il percorso verso la ripresa del Paese
Il cambio nome è stato proposto proprio dal ministro Enrico Giovannini ed il Governo lo ha approvato in data 26 febbraio.
“Il Ministero – aggiunge Giovannini – aprirà un dialogo intenso con gli operatori economici e sociali per identificare le azioni più idonee per accelerare questo percorso, tenendo conto anche delle nuove opportunità derivanti dai recenti orientamenti del mondo finanziario e delle politiche europee in materia”.
Lo spostamento delle persone – mobilità – e le vie di comunicazione del Paese – infrastrutture – devono diventare sostenibili attraverso le risorse del Next Generation Eu, lo strumento temporaneo per la ripresa che contribuirà a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus per creare un’Europa post COVID-19 più verde, digitale, resiliente.
Cosa vuol dire mobilità sostenibile?
Con la definizione “mobilità sostenibile” ci si riferisce ad un insieme di strategie eco-compatibili che siano in grado di garantire che i sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, al fine di ridurre l’inquinamento, salvaguardare la salute e lo spazio pubblico.
Quando parliamo di mobilità sostenibile non possiamo non considerare la smart road, cioè l’interconnessione tra veicoli e strade.
Smart road: quanto conta la mobilità integrata?
La smart road è una nuova concezione di strada, digitale, che consente comunicazione e connessione con i veicoli che la percorrono; sistemi di rilevazione del meteo e del traffico, servizi di deviazione dei flussi di traffico, nel caso di incidenti o danni, suggerimenti di tragitti alternativi, in modo da ottenere risultati immediati, continui e a breve termine.
Un cambiamento che grazie alla digitalizzazione, all’innovazione e alla trasformazione intelligente delle infrastrutture stradali genera un modello di mobilità integrata, quindi sostenibile.
Unatras: il settore autotrasporto va risollevato quanto prima
A fronte del nuovo focus sulla sostenibilità, Unatras ha inviato una lettera al neo Ministro Giovannini, in cui chiede un incontro per sottoporre le problematiche riguardanti il settore dell’autotrasporto: contributo ART, rimborso accise gasolio e passaggio all’intermodalità.
Un settore che, afferma Genedani, presidente Unatras, nonostante le tante difficoltà affrontate e che ancora affronta, ha sempre mostrato di tenere in piedi il Paese garantendo gli approvvigionamenti dei beni di prima necessità, il rifornimento di ospedali, farmacie e generi alimentari.
Genedani ritiene che non sia opportuno parlare di eliminazione dei SAD – sussidi ambientalmente dannosi – gravando ancora di più sul settore. Tagliare il rimborso accise gasolio avrebbe, tra l’altro, effetti controproducenti sull’intero ciclo economico, in quanto i costi di trasporto aumenterebbero, salirebbero i prezzi dei prodotti di largo consumo e quindi sarebbero penalizzati anche i consumatori finali.
Dalle accise gasolio al rinnovo parco mezzi: come ridurre l’impatto ambientale
Una categoria quella degli autotrasportatori che negli ultimi anni ha affrontato sfide non facili, derivanti dalle iniziative intraprese dal Governo per fronteggiare l’inquinamento climatico: eliminazione del rimborso accise per i veicoli euro 3, poi euro 4, con conseguente spinta al rinnovo del parco veicolare.
L’eliminazione del rimborso accise gasolio per questi veicoli nasce con l’intento di indurre le imprese che esercitano attività di trasporto merci e passeggeri a provvedere, con il rinnovo del parco mezzi, a collaborare attivamente al processo di decarbonizzazione intrapreso dai Paesi membri Ue, al fine di accelerare la transizione energetica.
Per richiedere il rimborso accise autotrasportatori è necessario che le imprese impieghino mezzi di categoria pari o superiore a Euro 5.
Fonte tecnoaccisesrl.it