I gestori puntano il dito contro ministro (“Se è certo, mandi gli ispettori”) e le compagnie (“A noi spetta un fisso”)
La fiammata dei prezzi dei carburanti non accenna a fermarsi. Eppure negli ultimi giorni si sono formate lunghe code di fronte alle piazzole: ma è solo un effetto dei timori di rifornimenti per il paventato stop degli autotrasportatori previsto oggi (bocciato dalla Commissione di garanzia per lo sciopero). Coi portafogli alleggeriti a qualcuno sono saltati i nervi. “I clienti sono arrabbiati per la benzina sempre più cara. C’è chi ha urlato dal finestrino dando dei ladri ai miei dipendenti” racconta Agnese Galli, gestore dell’impianto Ip di viale di Porta Vercellina. Le parole del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che due giorni fa ha parlato di “colossale truffa a spese di imprese e cittadini” rischiano di arroventare il clima: “Se pensa che qualcuno di noi stia speculando, mandi gli ispettori” taglia corto Galli.
“Riceviamo molte lamentele, qualcuno ci dà dei pazzi.
Purtroppo i prezzi sulla rete autostradale sono più alti di quelli della rete ordinaria. Alcuni non fanno rifornimento o chiedono il minimo possibile (5 euro). Capisco le rimostranze della clientela, ma inveiscono contro un bersaglio sbagliato. I gestori, quale che sia il prezzo alla pompa, percepiscono lo stesso margine: quello medio sugli impianti di rete ordinaria è di 3,5 centesimi al litro, sulla rete autostradale poco di più” spiega Massimo Terzi, gestore dell’impianto Eni in tangenziale a Cascina Gobba. “L’aumento dei carburanti danneggia la categoria, facendo salire il costo industriale. Per comprare 20mila litri di benzina fino al 20 febbraio spendevo circa 33/34mila euro, oggi lo stesso carico mi costa 46/47mila. In più le commissioni delle carte di credito, calcolate sull’importo, erodono il margine già minimo” aggiunge Francesco Denise, a capo della stazione di servizio Eni in piazza Trento. Che la situazione del prezzo dei carburanti sia “assolutamente anomala” lo scrive anche la Figisc Confcommercio citando fra le cause “la guerra in Ucraina”, i “tagli consistenti sulla disponibilità delle fonti energetiche” e “non poche componenti speculative. Ci chiediamo se le compagnie petrolifere a filiere integrate comprino il prodotto alla quotazione Platt’s che in questi giorni si è registrata sul mercato”.
Fare il pieno è ormai un lusso.
Dal 23 febbraio al 10 marzo, la “verde” in self è cresciuta del 17,21% (da 1,860 a 2,181 euro/litro, valore picco), in modalità servito è salita del 14,05% (da 1,999 a 2,280 al litro). Per il gasolio al self si registra un salto di 25,02% (da 1,734 a 2,167 euro/litro, valore di picco), in modalità servito +20,89% (da 1,878 a 2,270 euro/litro). Secondo l’app Prezzi Benzina, il distributore più economico ieri in città era quello di Eni di via Lorenteggio (a 2,004 euro/litro per la benzina in modalità servito). La “richiesta minima” di Luca Squeri, presidente provinciale Figisc, è “sterilizzare l’Iva sui carburanti per far calare il prezzo di circa 20 centesimi”. E da oggi alcuni impianti self-service potrebbero restare al buio di notte per una protesta simbolica delle principali sigle di categoria.
Fonte ilgiorno.it – Articolo di Annamaria Lazzari