La compagnia svela il progetto per aprire il primo di due hub dedicati ai veicoli alimentati da H2.
Le stazioni di rifornimento a idrogeno italiane diventeranno realtà entro il 2026. Pochi mesi fa, diverse aziende hanno presentato 36 progetti da finanziare in parte con i 230 milioni di euro previsti nel Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
I fondi erano stati messi sul piatto per sperimentare l’idrogeno e le altre fonti di alimentazione sostenibili nel trasporto stradale, in linea con la Direttiva europea 2014/94/Ue sull’uso e la promozione dei combustibili alternativi (Dafi).
Ieri a Roma è stato presentato il primo progetto definitivo per una delle due stazioni di rifornimento nella capitale, che sarà realizzata con un contributo di 1,625 milioni di euro. Ecco tutti i dettagli.
Due stazioni tra quelle premiate
Il primo dei due impianti di rifornimento di idrogeno, entrambi di proprietà di Q8 e presenti all’interno della graduatoria definitiva presentata dal Mit a marzo 2023, sorgerà dunque sulla Via Ardeatina, a circa 4 km dall’importante arteria del Grande Raccordo Anulare.
Come si può vedere dalle immagini rilasciate in sede di presentazione, la sua costruzione consisterà nell’ampliamento dell’attuale “gas station”, che sarà modificata con l’aggiunta di un terzo grande piazzale (con dimensioni ben definite, in linea con quanto previsto dalla direttiva europea recepita in Italia) dotato di pompe con diverse pressioni, sia da 350 bar per rifornire le auto sia da 700 bar per rifornire i mezzi pesanti.
Sulla carta si tratta di un progetto ben studiato, che dovrebbe rendere la stazione attuale un vero e proprio hub di rifornimento per qualsiasi tipo di veicolo. Oltre alla tradizionale pompa di benzina, infatti, già oggi la struttura prevede diverse colonnine di ricarica sia in corrente continua che alternata, un negozio di cibi e bevande e un grande autolavaggio.
Idrogeno trasportato
L’idrogeno che sarà venduto nell’impianto sarà idrogeno circolare, prodotto nel primo impianto waste to hydrogen italiano del Gruppo Maire, sviluppato a Roma nell’ambito del progetto europeo “IPCEI Hy2Use” (dal valore complessivo di 5,2 miliardi di euro, divisi tra Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna e Svezia).
Per il primo anno di attività della struttura, la stima delle vendite ammonta a circa 14.500 kg, con un tasso di crescita del 40% per i successivi quattro anni, grazie soprattutto alle future immatricolazioni di nuovi veicoli. Nel corso dell’evento inaugurale, il ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha commentato:
“Per un futuro nel nome dell’ecologia intelligente serve pensare a un giusto mix di di fonti di approvvigionamento energetico che punti alla neutralità tecnologica, tra cui l’idrogeno.”
Un problema di posizione
Analizzando nel dettaglio il nuovo impianto, il progetto sembra interessante da un punto di vista progettuale. Potrebbe esserlo di più però da un punto di vista dell’utilità.
Come anticipato nell’articolo sulla graduatoria pubblicata dal Ministero, infatti, i criteri premianti per ottenere i fondi del Pnrr erano principalmente due: la vicinanza a un corridoio transeuropeo di trasporto TEN-T, cioè quelle tratte internazionali fortemente soggette al traffico merci, e la vicinanza a una Hydrogen Valley, cioè una zona prescelta per effettuare test applicativi della tecnologia fuel cell al trasporto ferroviario.
La stazione di rifornimento scelta da Q8 per creare il primo impianto a idrogeno a Roma, in realtà, non è vicina a nessuna delle due. La struttura è piuttosto lontana anche dagli importanti poli industriali produttivi della città, con la conseguenza che potrebbe risultare poco utile al rifornimento dei veicoli commerciali del futuro transitanti per la capitale.
Fonte insideevs.it – Articolo di Gianmarco Gori