ORDINE DEL GIORNO del 11 MARZO 2024
I gruppi dirigenti di Faib, Fegica e Figisc/Anisa, convocati per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori avviati con Unem ed Assopetroli sui temi oggetto della riforma del settore, hanno esaminato le problematiche emergenti con l’obiettivo di definire una posizione comune da rappresentare al tavolo del confronto.
Nello specifico il dibattito ha evidenziato come fra le tre Federazioni si sia raggiunta una rinnovata convergenza sull’analisi dei fenomeni in atto e sulle strategie da adottare a tutela della Categoria.
I Gruppi dirigenti di Faib, Fegica e Figisc/Anisa, si sono soffermati a lungo sulla necessità di invertire la tendenza che, nel corso degli ultimi anni, ha visto l’applicazione su larga scala, ai singoli Gestori, di contratti atipici e fuori dal complesso normativo stabilito dal Legislatore: contratti che, ad oggi, risultano applicati – con un effetto gravissimo per gli equilibri del mercato e per la concorrenza – ad un terzo dei “Gestori” degli impianti.
Contratti atipici che sono adottati da tutte le Aziende e sui quali le Organizzazioni ribadiscono che debba essere fatta luce da parte degli organismi preposti al controllo di legittimità che, fino ad ora, hanno voltato la testa dall’altra parte!
Nonostante i numerosi pronunciamenti parlamentari sostenuti da tutte le forze politiche e che lo stesso governo ha enunciato con la redazione delle linee guida.
Quello che determina le maggiori perplessità è la recrudescenza dei comportamenti assunti da qualche Azienda petrolifera che, con l’obiettivo di destabilizzare il settore e cancellare la rappresentanza della Categoria, si sta muovendo senza alcun freno per cancellare i contratti di gestione stabiliti dalla Legge e sostituire i Gestori con soggetti controllati al 100%: tanto sulla viabilità ordinaria che autostradale.
Per ottenere questo risultato le aziende in generale (e qualcuna in particolare) anticipano che, la loro intenzione è quella di non procedere – alla scadenza – al rinnovo del contratto di affidamento in uso gratuito: meglio, per il Gestore, accontentarsi di una “piccola regalia” in denaro (che completa la “pressione”) per abbandonare la gestione prima della naturale scadenza del contratto, lasciando l’impianto “libero da persone e cose”.
Questi comportamenti – fuori da ogni regola – rappresentano un macigno insormontabile, posto lungo la strada che, invece, dovrebbe favorire un’auspicabile conclusione condivisa del confronto in corso con Unem ed Assopetroli.
Se il disegno dovesse compiersi nella sua interezza, non ci sarebbe più mercato (e concorrenza) poiché pochi soggetti controllerebbero – direttamente o attraverso società totalmente detenute – l’intera filiera (dal produttore al consumatore) in violazione finanche della normativa europea 2022/720 Ma, forse, è proprio questo l’obiettivo – non apertamente dichiarato – che alcune aziende vogliono ottenere per avere (così come è stato annunciato), mani libere sulla rete con la possibilità di sostituire il Gestore (anche senza oggettive ragioni), senza che alcuno possa “sindacare” il loro operato.
In questo panorama, le Organizzazioni di Categoria – che si sono sedute intorno al tavolo di trattativa con l’obiettivo di offrire un costruttivo contributo alla riforma ed al rilancio del comparto e del settore – hanno ripetutamente chiarito che non è possibile “spacchettare” i temi dell’eventuale Intesa: o l’Accordo è condiviso per intero, riconoscendo esplicitamente i rilievi mossi sulle forme contrattuali adottate fuori dalla legislazione vigente, oppure non c’è la possibilità di raggiungere accordi parziali, lasciando lo spazio a successive integrazioni.
Eppure va dato atto che nel corso di questi mesi le Parti intorno al tavolo hanno dato prova di grande responsabilità lavorando per smussare angoli vivi e trovare soluzioni che fossero compatibili con gli interessi di tutti gli attori che si sono cimentati per favorire quel processo di ristrutturazione e razionalizzazione di una rete che, senza correttivi, rischia di essere, prima lacerata e, poi distrutta dall’egoismo di chi non ha la lungimiranza di guardare avanti ed in nome di esclusivi interessi aziendali calpestando i diritti delle micro e piccole imprese di gestione.
Modernizzare non vuol dire precarizzare; rivendicare diritti, non vuol dire essere una zavorra ai processi di riassetto di un sistema di vertiginosa trasformazione: mettere assieme modernizzazione e diritti è la scommessa da vincere, la vera rivoluzione di cui questo settore ha bisogno per continuare a vivere e prosperare. In armonica coesistenza di tutte le sue componenti.
Deve essere chiaro che i Gestori non possono essere considerati un peso che impedisce il riassetto del settore, così come i titolari degli impianti (compagnie e retisti) devono essere considerati come una parte imprescindibile senza la quale, il settore arrancherebbe. Il tutto nella chiarezza dei ruoli e nel rispetto degli interessi di ognuna delle componenti. Da questa consapevolezza e dalla ricerca di punti di contatto che pure, a fatica, stanno emergendo, deve ripartire il confronto. Senza pregiudizi.
Faib, Fegica e Figisc/Anisa intendono ribadire che si presenteranno, come sempre, alla ripresa del tavolo di confronto, con lo stesso spirito collaborativo che ha portato a raggiungere – finora – significativi passi in avanti ma, nello stesso tempo, devono chiarire che rimane prioritaria, per le Organizzazioni, la difesa del ruolo e dello status dei Gestori e che gli eventuali ammodernamenti degli aspetti contrattuali non possono prescindere dal riconoscimento dei diritti e della dignità di un’intera Categoria.
L’attività dei Gestori non può essere precarizzata con l’introduzione di figure che sarebbero emarginate e consegnate a quella pletora di “lavoratori senza diritti” che riempiono, tristemente, le cronache dei giornali (con esecrazioni postume): un mondo senza regole che non ha alcuna ratio economica se non quella di abbassare i livelli di prestazione e aumentare – al di là della ragionevolezza – solo tornaconto e profitti.
L’obiettivo della ristrutturazione della rete; la necessità che siano chiare le caratteristiche di chi ci accinge ad entrare nel settore; l’obbligo della contrattazione ed il rispetto dei contratti stipulati con le Organizzazioni di rappresentanza dei Gestori ecc., sono certamente un passo in avanti al quale, siamo convinti che – nella chiarezza e nell’univocità dell’applicazione (anche sanzionando atteggiamenti difformi) – possano essere introdotti elementi di flessibilità contrattuale.
Deve, però, essere altrettanto chiaro che una indispensabile flessibilità – definita negozialmente – comincia dal rispetto delle regole e che non si possa continuare a scegliere – sempre a scapito dei Gestori – a proprio piacimento.
Sul tavolo ci sono, già oggi, i contratti di fornitura, somministrazione e commissione che non giustificano, in alcun modo il ricorso a ulteriori forme di precariato soprattutto se, ad esempio venissero introdotte, nei contratti di affidamento in uso gratuito (ex D.Lgs 32/98) clausole di flessibilità (anche delle durate) che renderebbero inattuale il ricorso ad altre e “perverse” forme contrattuali.
Ci sembra che in questo contesto non siano mancate ipotesi e disponibilità a prendere in esame ulteriori flessibilità, purché definite ed eventualmente circoscritte e offrano la soluzione dei problemi che, al momento, impediscono il raggiungimento di una sintesi condivisa da presentare come unico documento al Governo come proposta dell’intero settore.
Se, poi, le Aziende che stanno accelerando sul piano della precarizzazione per posizionarsi in una condizione di vantaggio rispetto alle modifiche normative che potrebbero essere introdotte, bloccassero questi antistorici comportamenti, ciò faciliterebbe certamente la convergenza su posizioni negoziali ragionevoli, piuttosto che radicalizzarle.
Di fronte a noi c’è un bivio: o ciascuno rinuncia ad un pezzettino delle sue radicate convinzioni e collabora, onestamente, all’individuazione di una conclusione condivisa oppure non c’è possibilità di convergere.
In ogni caso Faib, Fegica e Figisc/Anisa non rinunceranno – se il tentativo dovesse esaurirsi – alla difesa degli interessi della Categoria ricorrendo a tutte le azioni sindacali, politiche e giuridiche che possano dimostrare l’iniquità (e l’illegittimità) del modello che qualche azienda sta perseguendo in nome di una sterile rivendicazione di “potere” sulla propria rete.
Fonte figisc.it