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Perché con l’auto elettrica i petrolieri dovranno vendere più merendine

Il mondo cambia e anche le major oil stanno trovando nuove strade per affrontare la transizione energetica: ecco la più curiosa
È da un pezzo che le compagnie petrolifere sono al lavoro per adattarsi all’auto elettrica. Messe sotto pressione dal mercato e dai Governi, stanno investendo miliardi di dollari per definire strategie di lungo periodo che permettano loro di restare competitive.
Uno dei fattori chiave in questo processo di ammodernamento sarà giocato anche dal cosiddetto downstream, l’ultimo anello delle major: i distributori di benzina. Colossi come BP, Shell e Total hanno già individuato nella loro rete nuove possibili fonti di guadagno. Non per la vendita di benzina e gasolio, ma per cibo e gadget.
Minimarket al centro
Esatto: i numeri dei loro piani indicano chiaramente che in prospettiva una grossa mano a far quadrare i bilanci arriverà da una sempre maggiore espansione di un business, il cosiddetto non-oil, che in Italia non è ancora molto presente, ma che nel resto del mondo è già parecchio sviluppato. Di cosa si tratta? Dei negozi associati agli impianti carburanti.
Per sopravvivere nell’era elettrica saranno sempre di più i benzinai che si muniranno delle colonnine di ricarica, anche dalle nostre parti. E il maggiore tempo necessario per fare un pieno di energia spingerà molti automobilisti ad ingannare l’attesa con un caffè, un panino, o magari con una spesa per la casa.
Si pensi che in questo 2020 anomalo, per una compagnia come Shell, che ha la rete di distributori più grande al mondo, le vendite di ristoranti e minimarket hanno rappresentato il 60% dei ricavi della divisione marketing. Lo stesso è accaduto a BP e Total.
Alzare i margini
La mossa sarà necessaria perché le compagnie petrolifere si stanno sì gradualmente riallineando su rinnovabili ed elettrico, ma avranno in prospettiva margini più sottili. E per creare un business model sostenibile saranno costrette ad aumentare i guadagni provenienti da altre fonti.
È chiaro quindi che di fronte a questa evidenza le big del petrolio investiranno per rendere più attraenti e remunerativi i minimarket e i ristoranti presenti presso i distributori.
Una crescita generale
Shell, ad esempio, al momento ha 44.000 minimarket sparsi per il mondo. Entro il 2025 espanderà la rete del 20%, arrivando a 55.000.
BP punta a incrementare la propria rete di distributori del 50% in dieci anni, arrivando a 29.000 stazioni nel 2030. Per quell’anno l’azienda inglese offrirà anche 70.000 punti di ricarica per auto elettriche. Riguardo alle colonnine, Total, spinta dalla recente alleanza con PSA per la produzione di batterie, arriverà ad avere 150.000 punti di ricarica in Europa nel 2025.
L’esperienza cliente
Le compagnie petrolifere non affronteranno questa rivoluzione da sole. Ci sono già prime collaborazioni con operatori elettrici o catene di fast food come McDonald’s, o con i colossi della grande distribuzione. È probabile che si intensificheranno sinergie al fine di mettere a punto un’offerta più attraente. La cosiddetta esperienza cliente rappresenterà un fattore chiave.
Per farlo, oltretutto, le compagnie petrolifere sono convinte che potranno sfruttare l’enorme quantità di dati raccolta dai milioni di clienti che si recheranno a fare rifornimento e che entreranno nei minimarket e nei ristoranti annessi. Questo permetterà di affinare strategie, selezionare prodotti migliori e di definire politiche di vendita che si adattino alle esigenze delle singole zone geografiche o, addirittura, delle singole stazioni di servizio.
Italia indietro
Lo scenario descritto si adatterà benissimo nella maggior parte dei Paesi europei o Oltreoceano. Si pensi alla Germania, o alla Francia e al Regno Unito, ad esempio, dove i distributori sono sempre di grandi dimensioni e dotati di servizi di vendita al dettaglio ben strutturati. 
In Italia la situazione è diversa. La rete di distribuzione dei carburanti è antiquata e frammentata: molti distributori sono piccoli, hanno poche pompe di benzina e non hanno la possibilità logistica di costruire un minimarket o un ristorante. In tanti chiedono da tempo una ristrutturazione della rete a Milano ha già fissato dei termini per l’elettrificazione, ma la strada è ancora lunga. E sono anni che da noi si parla di una razionalizzazione e di un ammodernamento della rete carburanti, ma i risultati tardano ad arrivare.

Fonte insideevs.it

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