La Cassazione ha respinto il ricorso dell’imprenditore che aveva contestato le intercettazioni.
La Cassazione ha respinto il ricorso presentato da un imprenditore titolare di due distributore di benzina a Roccaromana e Sant’Angelo d’Alife (CE) che sono stati sequestrati nei mesi scorsi dalla Guardia di Finanza. I militari sono giunti a scoprire la ‘benzina taroccata’ mentre indagavano un un giro di droga nell’alto casertano ed hanno deciso di effettuare delle verifiche che, effettivamente, hanno permesso di scoprire che qualcosa non quadrava.
Ma proprio l’utilizzo delle intercettazioni di un’altra inchiesta è stata contestata dal legale dell’imprenditore insieme alla “nullità degli accertamenti tecnici svolti dalla polizia giudiziaria senza le garanzie di legge”.
Entrambe le ipotesi, però, sono state respinte dalla corte di Cassazione. “Il Tribunale del Riesame – ha scritto il presidente della Terza Sezione Luca Ramacci nella motivazione – ha rilevato che l’eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche era irrilevante perché le stesse non sono state adoperate nell’emissione del decreto di sequestro genetico”.
Relativamente agli accertamenti svolti, invece, risulta che, a seguito degli accertamenti eseguiti presso il distributore di Riardo, la Guardia di Finanza di Capua denunciò l’imprenditore chiedendo altresì al pubblico ministero di valutare l’opportunità di procedere al sequestro di effettuare un controllo, con contestuale prelevamento di campioni, presso altri impianti a Roccaromana e Sant’Angelo d’Alife, nella disponibilità dell’indagato, al fine di verificare la composizione chimica dei carburanti presenti. Il pubblico ministero delegò la Guardia di Finanza all’esecuzione del decreto di sequestro preventivo dell’impianto di Riardo e il prelevamento di campioni presso gli impianti di Roccaromana e Sant’Angelo d’Alife”.
Fonte casertanews.it