La supercar britannica è stata divorata dalle fiamme in una stazione di servizio, il proprietario l’aveva acquistata di recente percorrendo solo 160 km.
Un sogno da 342.000 euro letteralmente andato in fiamme. Questo l’amaro destino di una McLaren 765LT distrutta da un incendio nel piazzale di un benzinaio negli Stati Uniti. La supercar di Woking è stata letteralmente divorata dalle fiamme mentre il proprietario si era fermato ad una stazione di servizio. Fortunatamente i Vigili del Fuoco sono riusciti ad intervenire in modo tempestivo, evitando che l’incendio si propagasse e arrivare ai distributori di carburante ma per la McLaren non c’è stato nulla da fare.
Lo sfortunato episodio è accaduto nel blocco 500 di Dekalb Pike nella cittadina di Upper Gwynedd, con il magazine locale, North Penn Now che ha pubblicato un video e alcune foto dell’incendio. Quando le fiamme sono state domate dai pompieri, della 765 LT non era rimasto nulla se non un groviglio informe di lamiere fuse tra metallo, fibra di carbonio e plastica. Per il proprietario poi, oltre al danno (e che danno) anche la beffa: la McLaren 765LT era nuova di zecca, con l’uomo che l’aveva potuta guidare per poco più di 100 miglia, circa 160 km. Al momento sono ancora sconosciute le cause dell’incidente, con le autorità che hanno ipotizzato un qualche tipo di problema durante le operazioni per fare il pieno di carburante. Le indagini sono ancora in corso.
Ci auguriamo che il proprietario della supercar di Woking abbia optato per una polizza assicurativa che copra anche questo tipo di incidenti, altrimenti oltre alla sua vettura nuova di zecca avrà visto andare in fumo anche il suo notevole investimento. La McLaren 765LT è stata prodotta in serie limitata, soli 765 esemplari come suggerisce anche il nome. A spingere la supercar britannica c’è un motore V8 biturbo che eroga 765 CV e una coppia di 800 Nm, per uno scatto da 0 a 100 km/h in 2,8 secondi, da 0 a 200 km/h in 7,2 secondi e una velocità massima dichiarata è pari a 330 chilometri orari.
Fonte formulapassion.it – Articolo di Gianluca Sepe