Una petizione ne chiede la chiusura e lo stop alle autorizzazioni. Intanto fioccano i controlli
“Lance idriche, aspirapolveri, motori accesi, inquinamento acustico e dell’aria, eccessivo spreco di acqua. Tutto sotto i nostri balconi”. Inizia così la petizione lanciata da un gruppo di cittadini per chiedere lo ‘stop degli autolavaggi in contesti abitativi e condominiali’. Il testo, pubblicato sulla piattaforma change.org e rivolto a Comune e Regione, ha già raccolto decine di sottoscrizioni in pochissimo tempo. Ma come funziona l’apertura degli autolavaggi? Come è regolamentata e quali sono le irregolarità più diffuse?
Il regolamento comunale che disciplina l’apertura degli autolavaggi
A disciplinare l’apertura degli autolavaggi è un regolamento comunale del 2015 che classifica questa tipologia commerciale in tre categorie: gli impianti su aree libere (i classici self-service), in edifici esistenti o parti di essi (quindi, gli autolavaggi a mano) e impianti a secco che, in altre parole, non si avvalgono dell’utilizzo di acqua. Prima di alzare la serranda e avviare l’attività è necessario fornire una serie di documenti agli uffici municipali, oltre la Scia (acronimo di ‘segnalazione certificata di inizio attività).
La conditio sine qua non è che i locali – destinati all’autolavaggio – siano agibili, abbiano quindi la destinazione d’uso commerciale o artigianali e posseggano i requisiti strutturali. La richiesta di apertura viene presentata al Suap – sportello unico per attività produttive – che la trasferisce poi allo sportello unico per l’ambiente. A questa deve essere aggiunta un’autorizzazione preventiva, un nullaosta per le acque reflue, che ovviamente sottintende l’obbligo di possedere l’allaccio in fogna. Non solo, l’aspirante proprietario dovrà presentare anche una valutazione di impatto acustico fornita da un tecnico.
“I rumori molesti non ci permettono di vivere in tranquillità”
Principalmente gestiti da cittadini stranieri, gli autolavaggi diventano spesso una spina nel fianco di residenti e lavoratori. “I rumori molesti non ci permettono di vivere in tranquillità gli spazi della nostra casa” hanno aggiunto i promotori della petizione. E ancora: “In un condominio l’orario del silenzio andrebbe rispettato mentre queste attività, che sorgono sotto i nostri balconi, sono in funzione dalle 07:30 di mattina alle 19:30 di sera, tutti i giorni dell’anno”.
Le principali irregolarità degli autolavaggi
Oltre i rumori molesti, gli autolavaggi sono spesso oggetto di controlli da parte delle forze dell’ordine (carabinieri, polizia di stato, polizia locale, nucleo ambientale) e in alcuni casi si giunge al sequestro dell’attività commerciale, come è accaduto recentemente a Tor Bella Monaca, nella periferia est di Roma. Inoltre, a verificare l’aspetto ambientale interviene successivamente l’Arpa (agenzia regionale per la protezione ambientale).
“I controlli – hanno spiegato dal Commissariato Casilino, impegnato anche su questo tema – riguardano principalmente l’aspetto ambientale e quello lavorativo”. Già perché in più di un’ispezione sono state riscontrate irregolarità come nel caso di lavoratori a nero. Infine, le acque utilizzate nei lavaggi delle auto devono essere drenate e bonificate prima di essere sversate in fogna, quando questo non avviene si registrano irregolarità.
Fonte romatoday.it – Articolo di Maria Grazia Concilio