Stefano Burocchi, uno di noi, griderebbero gli ultras della curva sud. “Sindaco a vita”, reciterebbero gli striscioni. Lui è il primo cittadino di Penna San Giovanni, ultimo lembo di terra maceratese nella “marca fermana”. Si è messo alla guida dei suoi “Mille” (abitanti) per sovvertire “l’ordine costituito” del mercato globale, le cui regole sono per le “big company”, a scapito delle piccole realtà economiche, del “fattore umano”. Tutto in ossequio alle ragioni del profitto. La storia è nota: il paese è rimasto senza distributori di carburante; anche solo per motoseghe e decespugliatori bisogna fare 15 chilometri di strada; da qui l’idea di realizzare una stazione “bianca” (senza i marchi di compagnie petrolifere) di proprietà del Comune, grazie a un investimento di 700mila euro. Sono queste le azioni utili a non far morire l’entroterra, a valorizzarlo credendo nel “piccolo è bello”. La struttura, ai piedi dei Sibillini, sarà automatizzata, ma ben vengano eventuali gestori. Magari! Tornerebbe il benzinaio di paese, una figura di riferimento di cui abbiamo nostalgia: quello che ti gonfiava il pallone per la partitella di calcio; che ti metteva un litro di miscela sulla tanichetta quando rimanevi a secco col motorino e ti prestava pure l’imbuto per metterla nel serbatoio. Quello con cui scambiavi qualche battuta di politica o di sport. Preistoria? Forse… Tutto tristemente cancellato da una manciata di centesimi che oggi ti portano dall’altra parte della pompa di benzina. E se scorgi qualcuno in servizio neppure lo saluti. Che “Penna” possa scrivere la parola “fine” anche a questo tipo di imbarbarimento portato dalla globalizzazione!
Fonte ilrestodelcarlino.it – Articolo di Mauro Grespini